LO SPAZZACAMINO: MOLTA FATICA E POCO ROMANTICISMO

A noi pare un mestiere romantico, quello dello spazzacamino.
Un’ impressione acquisita non a caso, basti pensare ai profili sentimentali disegnati dal cinema, primo fra tutti lo spazzacamino di Mary Poppins.
O ancora a quel Canto degli Spazzacamini che è stata una poesia molto in voga ai tempi di Lorenzo il Magnifico. In realtà si tratta di un’ attività molto pesante che implicava forza, abilità e resistenza.

Dell’ origine di questo mestiere non si ha data certa. C’è chi sostiene che la figura dello spazzacamino esisteva già nel IV secolo a.C., deduzione tratta dai dipinti di alcuni antichi vasi greci che ne ritraevano la figura. Ciò che è certo è che lo spazzacamino esisteva nel Rinascimento, come conferma il canto ai tempi del Magnifico.

Prove certe compaiono intorno al 1600, quando un editto francese concesse a questi artigiani di vendere piccoli oggetti, oltre che svolgere le consuete mansioni di pulizia.
Si dice che la concessione fu fatta grazie al celebre spazzacamino Mellerio il quale, ai tempi di Lugi XIII, mentre puliva il camino di un salone, sentì il complotto ai danni del re di Francia.
All’ audace spazzacamino, per aver comunicato il potenziale tradimento, furono concessi appunto dei privilegi e con lui a tutta la sua categoria.

Sono storie avventurose dal timbro seducente. Ben meno seducente era la realtà per questi piccoli lavoratori. Gli spazzacamini infatti si aggiravano intorno a un’ età preadolescenziale, dagli 8 agli 11 anni. Il motivo è semplice: il bimbo, con le sue esili forme, poteva facilmente introdursi nella canna fumaria.

Gli strumenti che portava con sé erano lo scopino, una spatola metallica, un sacco da infilare sulla testa per ripararsi dalla fuliggine e il cosiddetto “riccio”, uno strumento di lame a raggiera che veniva calato nella canna fumaria attraverso una corda.
In realtà era molto più efficace il lavoro manuale, anche rispetto al riccio, per questo i padroni preferivano che i bimbi si introducessero direttamente nel camino per ripulirlo dalle incrostazioni.
Il bambino veniva spinto l’alto dal padrone stesso. Mentre saliva doveva raschiare la sporcizia di tre pareti: quella quella frontale e quelle laterali.
Infine, quando scendeva dal camino, dopo essere arrivato in cima, puliva la quarta paretina.
Un lavoro che doveva essere fatto con grande impegno e meticolosità perché il camino serviva soprattutto per cucinare e la pulizia veniva fatta proprio perché non cadesse alcuna scoria nel cibo.

I bimbi lavoravano sodo, venivano “affittati” (così si diceva) dall’autunno alla primavera: era infatti un mestiere che si svolgeva d’inverno.
Spesso veniva offerto loro solo il vitto per la mera sopravvivenza e potevano contare esclusivamente sulle mance dei clienti.

Un’altra immagine che ci giunge di questa antica categoria è la figura dello spazzacamino con la faccia sempre sporca di nero.
In realtà i padroni imponevano spesso ai bimbi di sporcarsi la faccia con dei pezzi di fuliggine portati in tasca da casa. Questo perché se i clienti avessero visto i bimbi puliti, avrebbero potuto immaginare che non venivano chiamati di frequente a pulire camini e quindi erano inabili a quel mestiere.

Insomma, si venne a creare la folcloristica immagine dei bimbi talmente sporchi da assomigliare all’ ”uomo nero” (anche così veniva chiamato lo spazzacamino).
Bambini che per la maggior parte giungevano dalle zone montuose più povere, dal Piemonte, dal Veneto e dal Friuli, lì dove i genitori dovevano di tutta fretta procurare un lavoro ai figli. Tempi antichi, quelli, anche se non così lontani come si potrebbe credere.

L’usanza di “affittare” i bimbi per praticare questo mestiere era ancora molto diffusa nella prima metà del ‘900, praticamente meno di un secolo fa.
La regione che più delle altre omaggia lo spazzacamino è il Piemonte, con il museo a Santa Maria Maggiore ed il tradizionale raduno internazionale in val Vigezzo.

Naturalmente oggi la tradizionale figura dello spazzacamino è sostituita da uno spazzacamino o fumista moderno si potrebbe dire, munito di telecamera e altri strumenti tecnologici, colui che controlla la pulizia e l’installazione dei caminetti, caldaie a biomassa e canne fumarie delle nostre case.

Negli ultimi anni la figura dello spazzacamino e del fumista è diventata realtà, essendo riconosciute come categorie artigiane, inquadrate in varie associazioni che hanno lo scopo di sensibilizzare e far conoscere tutti i vari problemi di una canna fumaria o un impianto a biomassa installati non correttamente con le conseguenze del caso (incendi, intossicazioni e purtroppo anche morti).

Ormai qualsiasi nuova canna fumaria (anche intubata), ha la sua dichiarazione di conformità come da D.M. 37/08, ed ogni impianto ha il proprio “libretto di impianto” inviato telematicamente.
Quindi alla fine dei conti, dopo aver letto tutta la storia, cercate almeno di affidarvi a personale qualificato, il quale con la sua esperienza in materia, potrà consigliare la direzione migliore per non incorrere in rischi.

Fumista Zuin Ivan